La medicina astrologica islamica e il Sestante dell’Argimusco

2018-03-08T18:27:42+00:00 06/12/2013|INTRODUZIONE, MEDICINA ASTROLOGICA E SESTANTE|0 Comments

(DA “ARGIMUSCO DECODED” DI PAUL DEVINS E ALESSANDRO MUSCO 2013)

 

Esaminiamo ancora le carte di Arnau de Vilanova, quale medico e astrologo.

Arnau avrebbe, secondo la leggenda, curato a Montalbano con le acque e, forse, con la pietra filosofale, della cui produzione andò famoso soprattutto in epoca successiva, il re Federico III.
Su richiesta di Federico Arnau potrebbe avere pianificato un grande talismano megalitico destinato a procurare l’immortalità1al corpo del re e a garantire la salute della casata reale dall’imminente apocalisse, di cui lui era, per come prima cennato, convinto assertore? Il talismano, per come tutto il pensiero sabeo trasmesso in occidente dallo scriptorium di Alfonso X ci conferma, era basato sulla riproduzione di immagini speculari a quelle delle costellazioni. Nel caso dell’Argimusco le costellazioni erano poste sull’orizzonte nelle sere estive in cui il re frequentava quei luoghi. Le immagini però non erano scolpite su piccole pietre (i Sigilli), per come indicato nei vari Lapidaria medievali e dallo stesso Arnau, ma, come colossali statue in stile sabeo, su grandi megaliti.
Sull’Argimusco Arnau pianificò e guidò, forse senza completare l’opera, fino alla sua morte nel 1311 o 1313 2, la realizzazione di immensi sigilli astrologici scolpiti e modellati su enormi megaliti? L’effetto avrebbe dovuto essere quello di far sì che in linea perpendicolare i raggi delle stelle potessero trasmettere sul luogo gli attributi e le qualità propri delle stelle. Ovvero, per come indicato da Aristotele, gli attributi della perennità, dell’immutabilità e dell’immortalità. Tali qualità, sempre secondo i principi di ottica di Al-Kindi, si sarebbero trasferite per via dei raggi colti dall’occhio umano su coloro che nel sito avessero percepito i raggi stellari riflessi dai sigilli/megaliti. Ovvero il sito era un enorme specchio delle stelle concepito per l’immortalità del re. Non solo. La presenza di tacche incise su alcuni megaliti 3ci fa, altresì, pensare che l’Argimusco fosse stato concepito anche come osservatorio Lunare concepito al fine delle cure mediche. Ed Arnau era prima di tutto un medico…
 

L’Argimusco venne utilizzato da Arnau per la cura medica tramite salassi? Lo stesso Arnau, lo abbiamo visto poc’anzi, indicava come effettuare i salassi sulla base delle varie fasi del mese Lunare4. Le tacche servivano ad indicare i gradi necessari a calcolare le varie fasi Lunari. Il sestante, che esamineremo tra poco in dettaglio, sito sul megalite della vergine non è, secondo noi, la rappresentazione speculare della omonima costellazione5 dunque, ma un osservatorio Lunare a forma di sestante. 6

Tanto per due ragioni: esso non è visibile dal punto centrale del pianoro (da noi chiamato “punto X”) e poiché classificato come costellazione solo nel 1685, da Huvelius ovvero molti anni dopo l’età di Arnau.

Il sestante doveva servire, secondo le tecniche medico astrologiche medievali, al fine dell’utilizzo in associazione con la Sfera di Pitagora e con l’astrolabio (per come visibile anche nell’iconografia dell’alchimista-astronomo dell’epoca).
La sfera di Pitagora fu uno strumento medico destinato alla diagnosi medica e nella visione di Arnau utile a supportare l’efficacia della profezia o della rivelazione utili all’esercizio medico. Con la sfera di Pitagora Arnau de Vilanova determinava attraverso un metodo aritmetico, l’esito di una determinata malattia o la giustezza di una certa terapia. I calcoli contenuti nella sfera erano basati sulla divisione dell’equivalente numerico del nome del paziente (basandosi sul presupposto che ogni ogni lettera corrisponde ad un numero) per un numero corrispondente al mese Lunare, normalmente 30 ma a volte 287.Tramite la Sfera di Pitagora si prediceva anche la vita e la morte del paziente8. Si prendeva nota del giorno della Luna nel quale il paziente si era ammalato e del suo nome. Si divideva poi il valore numerico di entrambi per i trenta giorni della Luna. Se il risultato ricadeva tra i numeri presenti nella parte superiore della sfera il paziente sarebbe vissuto: se ricadeva nella parte inferiore sarebbe morto 9 .

La Sfera di Pitagora veniva poi utilizzata per determinare se le procedure di flebotomia (salasso) fossero opportune. L’uso dell’astrolabio era più specifico nel determinare con la misurazione dello spostamento degli astri il quadrante della lunazione (o case lunari) più utili per il salasso. L’astrolabio era uno strumento composito utile per varie operazioni. L’astrolabio planisferico, aveva davanti un circolo zodiacale e un disco disegnato per una specifica latitudine geografica, con una proiezione stereografica dell’equatore, dei tropici e dell’orizzonte. Con questo potevano essere misurate le ore del giorno e fatte previsioni astrologiche. Il dietro dell’astrolabio era diviso in quattro quadranti, sui quali poteva essere letta direttamente la declinazione del sole rispetto alla sua altezza (con l’uso dell’alidade), tutto questo senza consultare le tavole di declinazione10.

L’astrolabio serviva, in particolare, per calcolare il percorso del sole attraverso le 28 case lunari che erano tenute per determinare la natura della progressione delle stagioni e dell’anno agricolo11. Bisogna precisare che gli arabi avevano un calendario lunare per scopi religiosi e per gli scopi medici legati ai salassi riferiti alle “case” lunari: questo era standard per tutto il mondo islamico, Esisteva poi un calendario solare per scopi agricoli, che veniva adattato per ogni regione dell’Islam12.

Nel calendario seguivano indicazioni sulla natura elementale del mese (freddo, umido, caldo, secco) e sulle patologie umorali connesse (ad es., gennaio, freddo – linfa, mentre agosto caldo – bile gialla). Il sistema consentiva, oltre che per il detto utilizzo per i salassi, di potere ricavare indicazioni anche di tipo medico, di tipo dietetico, oltre che agricolo13.

Nei suoi libri Regimen Podagre e Regimen Sanitatis14 Arnau de Vilanova fornisce accurate istruzioni per applicare certe terapie utilizzando il sestante e l’astrolabio per misurare le fasi Lunari, e, come detto, raccomanda di evitare di fare salassi con la Luna in gemelli.15Arnau invita i medici a prendere in considerazione la posizione e le congiunzioni della Luna e ad evitare accuratamente i “giorni del cane” (o giorni sfortunati) per i salassi, le cauterizzazioni, gli interventi chirurgici e la somministrazione di farmaci 16. I giorni del cane (o giorni egizi) erano i giorni durante i quali poteva sopravvenire un’infermità o una calamità17.
Ancora in un passaggio del Regimen Sanitatis Arnau osserva che i giorni per i salassi sono i giorni Lunari dei mesi di maggio nei tre mesi di maggio, settembre e aprile classificandoli come “giorni dell’Hydra”18.
Anche qui vediamo un riferimento astronomico ovvero alla Luna e alla costellazione dell’Hydra presente sull’Argimusco. ll riferimento alla melotesia nel Regimen podagre mostra senza dubbio che la utilizzava, come abbiamo detto sopra, nella pratica dei salassi. La melotesia è stata, poi, la base dei sigilli astrologici.
Pari considerazione viene corroborata anche dal testo De iudiciis astronomia19 ove Arnau dichiarava che la energia astrale o una congiunzione planetaria adeguata o la entrata di un segno zodiacale nell’ascendente, potevano aumentare il potere delle proprietà sanatorie dei “sigilli e degli ingredienti terapeutici che preparava il medico per curare l’infermo.
Oltre a quello dei salassi, altro settore in cui molto spesso si considerava la posizione degli astri è, come visto, quello della raccolta di vegetali, piante e erbe, o minerali, al fine della somministrazione di farmaci. Vi sono vari riferimenti a questo tipo di pratiche nelle opere arnaldiana. Nel libro De parte operativa cita le proprietà nascoste che caratterizzano le varie specie vegetali, così che le piante germogliate siano raccolte in determinate condizioni astrologiche e possano essere utili per utilizzarle nella composizione di un farmaco: “In omni enim hora influunt partes orbis aliam et aliam virtutem generabilibus secundum quod requirit figura orbis determinata per oroscupum vel ascendens in hora relata ad generabile vel generatum quecumque sit, sed tamen virtutem quam superiora influunt non suspiciunt nisi corpora disposita vel solum per agentia naturalia vel adminiculo artis, ut ex parte quadam individua cuiiuslibet species acquirunt aliquam proprietatem que ceteris eiusdem species non convenit20.Arnau riteneva dunque che tutte le forme vegetali, animali e minerali siano suscettibili, causa l’azione esterna degli astri, in un determinato momento di sprigionare delle proprietà occulte.
Secondo le tecniche della melotesia astrale il potere terapeutico dei sigilli dipende dal fatto che ai nativi di ogni segno o mese corrisponde un organo con le malattie connesse a questo. Il sigillo agirebbe secondo la melotesia zodiacale, ossia secondo la corrispondenza del mese del nativo con il segno celeste che infonde la sua qualità terapeutica specifica nel metallo stesso per la guarigione del malato nato nel segno corrispondente. Si tratta dunque di amuleti la cui efficacia dipende dall’accurata forgiatura nel momento astrologico giusto per un’azione stellare, fisico naturale sulla complessione fisica dell’organismo del malato.
Da quanto Arnau ci dice sulla natura dei demoni e dei loro malefici, nel De improbatione maleficiorum 21, si ricava una dottrina dei cieli che ci può chiarire anche il testo del De Sigillis.
I cieli e gli aspetti appaiono cause estrinseche dei corpi superiori che agiscono sugli inferiori e sono di natura fisica corporea, secondo alcune delle teorie di Al-Kindi. In un aforisma delle Medicationis parabole, poco prima citato in nota, riflette sulle cause e sui meccanismi dell’influenza dei pianeti, per esempio delle fasi della Luna, per praticare la flebotomia nel momento piu favorevole. In un altro aforisma afferma che l’influenza delle stelle proviene da una virtù specifica che è piu forte di quella che proviene da una virtu comune («influentia stellarum proveniens a virtute specifica fortior est que provenit a virtute communi»)22.Quest’ultimo passo, insieme alla presenza delle statue sabee e di altri elementi presenti nei suoi scritti (ad es., come abbiamo visto sopra, sulle proprietà occulte discendenti dai copri celesti) ci porta, lo vedremo meglio tra poco, a sostenere che Arnau non avesse solo un approccio fisico-naturalistico alla dottrina dei cieli, ma anche uno ermetico sabeo nel rapporto con le entità celesti. Per come d’altronde il suo (cattivo) maestro, Al-Kindi, faceva nella sua teoria sulle immagini23.
Negare la eterogeneità della materia dell’astrologia medica comprensiva all’epoca anche dell’alchimia, della magia, della religione in una visione unitaria del sapere, significa volere deformare la realtà storica adattandola ai nostri schemi e pregiudizi moderni.
Continuiamo l’indagine passando dalle carte ad alcuni elementi indiziari fondamentali. Sono presenti sull’Argimusco e non sono le statue stellari già viste: sono, invece, la smoking gun, ovvero la prova decisiva del profilo, ovvero dell’identikit, dell’indiziato, autore del sito.
IL SESTANTE DI PIETRA ARABO
Il Sestante è una trincea scavata nella roccia, arcuata e segmentata come un sestante per la misurazione delle fasi lunari al fine dell’applicazione di salassi medici. E’ una costellazione?
La Costellazione del Sestante è stata catalogata dall’astronomo Hevelius solo nel 1687. Centinaia di anni dopo la vita dell’indiziato numero uno, Arnau de Vilanova.
A differenza di quanto sostenuto nel nostro primo scritto sul sito 24 . non si tratta di una costellazione, ma di uno strumento di lavoro medico in pietra che associato alla sfera di Pitagora concorreva alla diagnosi e alla terapeutica medica.

Gli studiosi Pantano e Todaro, prima dei nostri scritti, individuarono correttamente l’esistenza di un sestante di pietra, la cui origine attribuirono ad epoche preistoriche. Di sestanti di pietra, come quelli dell’Argimusco, non esiste, però, alcuna prova nei periodi precedenti all’epoca storica.
I sestanti di pietra erano, invece, una sorta di specialità per gli astronomi medievali arabi. A loro viene attribuita l’invenzione e la sperimentazione di tali strumenti per la prima volta nella storia. Il primo sestante di pietra conosciuto venne costruito a Ray, in Iran, da Abu-Mahmud al-Khujandi nel 99425. Esso serviva per misurare l’obliquità dell’ellittica. Ad Al-Khujandī viene attribuita l’invenzione del sestante che egli chiamò “Sestante al-Fakhri (al-suds al Fakhrī), in omaggio al suo padrone: Buwayhid, Fakhr al Dawla (976-997).
Lo strumento aveva un arco di 60 gradi su un muro allineato lungo un arco meridiano sulla linea nord sud.
Bene, per come ammette lo stesso studioso Todaro, il sestante dell’Argimusco ha un angolo di curvatura di 60°. Inoltre il sestante dell’Argimusco è di pietra come quello di al-Khujandi ed è perfettamente allineato lungo la meridiana sulla linea nord sud 26.

Il più grande progresso determinato dal sestante di al-Khujandi era che rispetto ai precedenti sestanti esso portava la precisione della lettura in termini di secondi, mentre gli altri permettevano di leggere gradi e minuti.
Tale funzione era stata, in parte ma non in toto, intuita dal Todaro che in un suo scritto affermava: “Se si punta una stella posta sulla direzione dell’estremità est dell’arco e se ne segue il percorso nel cielo fino a raggiungere l’estremità opposta, il tempo impiegato è di quattro ore; ogni segmento corrisponde ad un intervallo di tempo di 20 minuti pari a un angolo di 5 primi”27
La precisione della lettura in secondi venne poi confermata da al-Biruni, al-Marrakushi e da al-Kashi. Al-Khujandi usò il suo strumento per misurare l’angolo del sole sull’orizzonte nei solstizi d’estate. Per come abbiamo scritto nel nostri quattro libri sul tema, l’utilizzo dell’Argimusco, anche per ragioni climatiche, era legato al solstizio estivo, esattamente come il sestante di al-Khujandi.
Le misurazioni del sestante dell’Argimusco permettevano, insomma, di computare l’obliquità dell’ellittica per le varie funzionalità necessarie ai vari utilizzi medici propri della medicina astrale.

Ma c’è di più. Come detto, i sestanti di pietra di al-Khujandi e quello dell’Argimusco, per come evidenziato nel testo di O’Connor citato in nota, avevano una precisa funzionalità per i solstizi, in particolare, per  quello estivo. Sin dal 2010 abbiamo sostenuto 28 , tra l’incredulità di tanti, che i megaliti dell’Argimusco sono uno specchio delle costellazioni presenti all’orizzonte in direzione sud, da est ad ovest. Unica differenza è che nel 2010, sostenevamo che la precisa corrispondenza tra i megaliti e le costellazioni fosse evidente durante l’alba del solstizio del 10.500 A.C., ovvero in epoca preistorica. La scoperta da noi successivamente fatta delle numerosissime controprove sull’origine medievale ci ha portato a rivedere le nostre stesse tesi sulla data di origine del sito.
Non solo. Nel successivo libro del 201129, ci accorgemmo anche che la corrispondenza tra megaliti e costellazioni era altrettanto e ancor più speculare durante il tramonto delle serate estive del mese di giugno nel 1300, come anche oggi, causa il lentissimo spostamento precessionale delle stelle.
Lo studio citato sopraccitato in nota conferma, dunque, le nostre tesi sull’utilizzo del sestante di pietra per la lettura delle costellazioni, in particolare, durante il solstizio d’estate.
Ricordiamo che, come già esaminato nei suoi testi, Arnau de Vilanova aveva studiato e utilizzava assiduamente il sestante per le tecniche medico-astrologiche arabe, oltre che la stessa lingua araba. Potrebbe essere, dunque, stato Arnau ad applicare sull’Argimusco quelle pratiche di lettura dei cieli in gran voga presso gli astronomi arabi?
Ancor di più lo studio conferma il perché sull’Argimusco furono realizzate solo quelle dieci costellazioni e non altre costellazioni, ad es. dello zodiaco.
Il motivo è legato all’utilizzo del sestante di pietra, insieme all’astrolabio e alla sfera di Pitagora (del cui utilizzo ci parla diffusamente lo stesso Arnau), per le misurazioni celesti.
Le costellazioni che si vedevano dal sestante arabo sull’orizzonte sud, sud est e sud ovest, del solstizio estivo dell’Argimusco nel 1310 e 1311 erano esattamente le dieci costellazioni  riprodotte sul sito come statue megalitiche. Non è un caso, lo ripetiamo, che l’unica costellazione non riprodotta sul sito è quella dello Scorpione, oggi come allora coperta a sud dall’Etna.
La riproduzione speculare di quelle dieci costellazioni sulla terra (Cygnus, Sagitta, Aquila, Serpens, Serpentarius, Leo, Virgo, Corvus, Hydra e Crater) aveva due funzioni: 1) sulla base delle teorie di Al-Kindi e Thebit ibn Qurra permetteva di trasmettere, tramite la specularità delle statue megalitiche, gli attributi propri di quelle certe costellazioni a chi le guardava, per finalità mediche di melotesia 2) consentiva di meglio identificare le costellazioni presenti sul cielo estivo viste dal sestante di pietra facendo riferimento alle sottostanti statue. Le tacche incise su di esse, tutt’ora visibili sull’Aquila, accanto al Leone, sulla Sagitta, sulla Civetta e su altre pietre, consentivano di misurare i vari gradi delle fasi lunari per le applicazioni mediche e per l’applicazione dei salassi, in particolare.
Tante era importante l’uso del sestante arabo per Arnau de Vilanova che egli consigliava sempre al medico di utilizzare, comunque, la luna e il sestante quale riferimento per le misurazioni al punto da dire che quando il medico non poteva facilmente calcolare il movimento dei pianeti, questi poteva comunque esaminare per maggiore efficacia la luna30..
Abbiamo già visto che nei libri Regimen Podagre e Regimen Sanitatis, lo stesso Arnau fornisce accurate istruzioni per fare certe terapie utilizzando la Sfera di Pitagora, insieme al classico astrolabio31utilizzato in connessione con il sestante, come da pratica astronomica e da iconografia medievale qui riportata, al fine del calcolo delle fasi Lunari. Per questo Arnau raccomanda di evitare di fare salassi con la Luna in gemelli.
Gli indizi di tipo letterario e storico raccolti continuano a riportare sempre un unico nome ricorrente. Un nome di un personaggio che, peraltro, sappiamo avere vissuto nelle immediate vicinanze. Il maestro Catalano Arnau de Vilanova è stato, dunque, l’autore dell’Argimusco?

LA VASCA PER LE SANGUISUGHE

Sopra lo stesso megalite della Vergine è la “Vasca”. Essa è stata variamente definita come tomba o come vasca per la raccolta delle acque per non meglio definiti riti.
Nel precedente libro ipotizzammo che sarebbe stata usata per delle pratiche (antiche ma ben documentate) legate alla cura e alla rigenerazione del corpo fisico, tecniche in uso presso la Confraternita dei Rosacroce. Tutto il grande “Specchio del cielo”, dicevamo, sarebbe stato, di fatto, concepito come funzionale allo scopo della medicina delle stelle. Infatti, quale attributo veniva attribuito nel Medioevo al cielo e alle stelle? l’immortalità, appunto32 . Ricordiamoci l’incipit della famosa “Tabula Smaragdina”: “Verum sine mendacio, certum et verissimum. Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius ad perpetranda miracola Rei Unius”.
Lo specchio magico del cielo, dicevamo, faceva sì che tale attributo celeste venisse rispecchiato sulla terra. “Come in cielo così in terra”, prima di essere una frase della preghiera cristiana del Padre Nostro era una delle basi dell’insegnamento di Ermete Trismegisto. Oggi come allora lo “Specchio del cielo” funziona: esso fa sì che la “qualità” dell’immortalità possa essere rispecchiata su chi sta sotto le stelle, nelle tiepide serate estive, sull’Argimusco”, dicevamo33.
Da allora la nostra ricerca sui testi e sulle fonti storiografiche ha fatto emergere diverse e più concrete ipotesi di soluzione dell’enigma della vasca.
In particolare, la comprensione dell’origine e della funzione del sestante di pietra ci fanno capire anche la funzione della vicina vasca.
Più proisacamente, oggi, riteniamo, infatti, che la vasca non fosse altro che uno strumento medico necessario alla terapia mediante salassi.
La medicina astrale insegnava che, per mezzo della Sfera di Pitagora (chiamata anche di Apuleio), usata per le diagnosi e le previsioni mediche insieme al Sestante di pietra arabo, il medico poteva capire quando procedere all’applicazione delle sanguisughe.
Al fine di evitare collassi i pazienti che avevano subito la flebotomia e/o l’applicazione di salassi dovevano essere messi a testa in giù.
Il piano scosceso attiguo al sestante di pietra, secondo noi, veniva utilizzato per mettere i pazienti a testa in giù per evitare, appunto, il collasso. Forse la tipica colorazione rossastra della pietra era legata alla dispersione di sangue dovuta alla flebotomia.
Certamente, lo stesso Arnau de Vilanova, in numerosi scritti sulla materia, diede istruzioni su come somministrare i salassi sulla base dell’osservazione delle fasi lunari, consigliando di farli durante i giorni lunari dell’Hydra nei mesi di aprile, maggio e settembre. Arnau nella tecnica del salasso si rifaceva agli scritti di Avicenna quali il Kitāb al-Qānūn e, specialmente, all’al-Tasrīf li-man ʿajaza ʿan al-taʿlīf di Abulcasis (Abu al-Qasim Khalaf ibn al-Abbas al-Zahrawi).
Cosa manca al contesto di chiara funzionalità medica medievale? Gli strumenti principi del salasso, ovvero le sanguisughe. Dove venivano messe? E’ la stessa tecnica medica ispanica che ci informa di contenitori di sanguisughe in grandi vasi di terracotta o scavati nella pietra.
Ne riviene che la vasca dell’Argimusco, sita accanto al sestante arabo di pietra e accanto al piano inclinato, era proprio la vasca per l’allevamento delle sanguisughe.
La vasca scavata nella roccia, non è come qualcuno dice una tomba34, ma, dunque, proprio la canonica vasca d’acqua necessaria per allevare le sanguisughe necessarie ai salassi, almeno nel periodo estivo. Il plateau scosceso era, ancora, il luogo in cui si sarebbero sdraiati i pazienti durante i salassi.
Il quadro diventa sempre più chiaro. L’Argimusco aveva una funzione medica.

PAUL DEVINS – ALESSANDRO MUSCO

 

Note

  1. Come già visto Arnau scrisse alcuni testi alchemici sul tema della lunga vita (testi controversi) quali il De Aqua Vitae, De Vita Philosophorum, il De Conservanda juventute et retardanda senectute, De vinis, etc.
  2. Arnau per alcuni è morto nel 1313, vedi Arnaldo da Villanova “Il Libro del Perfetto Magistero”, prima traduzione italiana, SeaR Edizioni, la biografia di Arnaldo pag. 82. Per l’esattezza Arnau è morto il 6 settembre 1311.
  3. Vedi P. Devins “La scoperta dell’Argimusco”, Lulu New York 2011 e “Il mistero dell’Argimusco”, Lulu, New York, 2010
  4.  Nella tradizione medievale era decisamente sconsigliato, in ogni caso, far coincidere l’operazione del salasso con congiunzioni e opposizioni, cioè con la Luna piena o nuova.
  5. Diversamente da come da noi indicato in P. Devins “La scoperta dell’Argimusco”, Lulu New York 2011 e “Il mistero dell’Argimusco”, Lulu, New York, 2010
  6. Nel testo “Biblioteca clasica de la medicina espagnola 1936 tomo xii – Parabolas de meditacion di Arnaldo de Vilanova” al capitolo “Canones que demuestran el cuadrante de la lunacion mas utile que debe ser elegido para la flebotomia” (Canoni che dimostrano il quadrante della lunazione più utile das scegliere per la flebotomia), Arnaldo dice:

    1. segùn la influencia lunar, elìgese para la flebotomìa la fase de la lunaciòn, cuando la enfermedad da tregua para esperar (secondo l’influenza lunare, si sceglie il salasso secondo la fase della lunazione, quando la malattia da una tregua per sperare)
    2. la influencia de las estrellas que proviene de virdud especifca es màs fuerte que aquèlla que proviene de virtud comùn (l’influenza delle stelle che proviene da virtù specifca è più forte di quella che viene dalla virtù comune).
    3. La virtud de la luz solar que se comunica a las demàs recibe informaciòn de la propia naturaleza de ella, proque lo que en otro se recibe sigue el modo del recipiente (la forza della luce solare che viene comunicata all’altro riceve informazioni della propria natura, perchè ciò che è ricevuto segue il modo del recipiente).
    4. Como la propia virtud, la luna mueve y extiende las substancia acuosas y las dispone en eumento, quanto mà fuertemente irradie, tanto màs aumentarà el reumatismo (Come la propria virtù, la luna si muove e estende la sostanza acquosa e la dispone in aumento, nella misura in cui più fortemente irradia, tanto più aumenteranno i reumatismi)
    5. siendo, efectivamente, la luna de complexiòn frìa y humeda, en ningùn estado podrà, por su efecto proprio, llamarse seca o càlida (essendo infatti la luna di complessione fredda e umida, in nessuno stato potrà, per il suo effetto, chiamarsi secca o calda)
    6. y por la misma razòn por la que se distinguen las principales edades en los viventes nòtanse por semjanza en la luna (e per la stessa ragione per la quale si distinguono le principali età nei viventi si notano per somiglianza nella luna)
    7. asì como la primera edad es aquella en que se principia el incremento hasta una notable medida de la estatura del viviente, asì la luna, en la primera edad, comienza a aumentarse hasta la media. Y asì como la edad seguenda de ellos notable se termina asì tambièn en la luna. Del mismo modo tambièn la tercera edad del lo vivientes es aquella en que el viviente comienza ocultamente a decrecer, a saber, en la virtud, lo cual se manifiesta en el proceso. Por fin, la cuarta edad es aquella en que el decrescimiento del sentido alcanza en la misma substancia un tèrmino manifiesto, parecidamente tambièn en la luna (così come la prima età è quella in cui comincia a un notevole aumento della statura dei vivi così la luna nella prima età, inizia ad aumentare fino alla media. E così come la seconda età di questi finisce, così altrettanto nella luna. Allo stesso modo anche nella terza età dei vivi è quella in cui la vita comincia segretamente a diminuire, in particolare, nella virtù, che si manifesta nel processo. Infine, la quarta età è quella in cui la diminuzione raggiunge la stessa sostanza in un termine manifesto termine analogo nella Luna).
    8. Vedi i riferimenti sull’utilizzo della Sfera di Pitagora da parte di Arnau in Joost-Gaugier C. “Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull’arte”, 2008 pag. 158 e ss
    9. Puigvert i Planagumà G. 1990- 1991 “De diebus aegyptiacis”, Annals de l’Institut d’Estudis Gironins, 31, 41-52,
    10. Wickersheimer E. “Figures mèdico-astrologiques des Ixe, Xe, et Xie siècles”in Janus: Archives Internationales sur l’Histoire de la Mèdecine et la Gèographie Mèdical, XIX, 1914, p. 168.
    11. Il contributo dato dagli astronomi spagnoli è stato la “làmina universal”: questa innovazione era dovuta alla necessità di cambiare il safiha per ogni latitudine, al fine di adattare tavole e strumenti alla latitudine spagnola rispetto a quella della penisola araba.
    12. Sulle tecniche di uso dell’astrolabio vedi Paolo Trento “L’Astrolabio funzioni, storia costruzione”, Stampa alternativa, 1989
    13. L’astrolabio andaluso usava il calendario Giuliano che consentiva di calcolare i calendari lunari e solari. Vedi Thomas F. Glick in “The library of Iberian Resources Online Islamic and Christian Spain in the early middle ages” – Science, pag. 11
    14.  Vedi Thomas F. Glick in “The library of Iberian Resources Online Islamic and Christian Spain in the early middle ages – Science, pag. 12
    15. Vedi Arnau de Vilanova in Regimen Sanitatis, a cura di Mathias Huss, Lione 1486 e Opera dica omnium, 16 vol. a cura di Mc Vaugh, Granada, 1938.
    16. “Luna sit in Geminis, quia tunc verenda est flobotomia” dice nel libro Regimen Podagre. Sulla flebotomia con la gotta vedi diffusamente su “Decus Arnaldi Estudis entorn dels escrits de medicina practica, l’ocultisme e i la pervivencia del corpus atribuit a Arnau de Vilanova” di Sebatia Giralt Soler, Universitat Autonoma de Barcelona, 2002, pag. 121
    17. L’elenco dei giorni sfortunati è contenuto in Opera medica omnium, II, pag. 856
    18.  Il testo di un manoscritto del IX o X sec recita: ”I giorni egizi, che debbono essere osservati ogni anno sono iniziati. Non si deve viaggiare, camminare o piantare nella vigna. Questi giorni non seguono la ragione. Nessuno deve intraprendere un lavoro che richieda di essere completato. A nessun uomo, né ad alcuna bestia si deve permettere, in qualsiasi modo o per qualsiasi necessità di versare sangue. E non si devono fare molte altre cose. Il periodo interessato comprende i seguenti giorni: (date). Se un maschio o una femmina nascono in questi giorni essi moriranno con duro travaglio; e se si beve molta acqua in questi giorni si morirà entro quindici giorni” “Se volete sapere qualcosa su una qualsiasi questione inconcludente con il calcolo di Pitagora apprenderete su tale questione, o su un altro evento, se esso sarà sfortunato o sarà un successo”.
    19. Si veda il passaggio del Regimen Sanitatis arnaldiano “De phlebotomandi tempore Tres insunt istis, Maius, September, Aprilis, et sunt Lunares, sunt velut Hydra dies prima dies primi postremoque posteriorum, nec sanguis minui, nec carnis anseris uti”.
    20. Anche in Aphorismi stravaganti Arnauconsiglia di applicare un timbro astrologico indeterminato sui piedi per curare la gotta. In questo caso prendendo la melotesia zodiacale e la serie di sigilli che si possono trovare in altri autori, l’immagine che si deve fabbricare è, però, quella dei Pesci, perché questo è il segno che regge i piedi, vedi AVOMO, VI.2, p. 236
    21. Arnaldo da Villanova, De parte operativa in Opera Omnia, Lione 1532 fol. 127ra
    22. Sebastià Giralt De improbatione maleficiorum: Arnaldi Opera medica omnia VII, Epistula de reprobacione nigromantice ficciones (de improbatione maleficiorum), Barcellona 2004.
    23. Dall’Aforisma II, 32 a II, 41 Arnausviluppa questa idea della differenza della virtus communis, rispetto alla virtus propria, cfr. Arnaldi de Villanova, Opera medica omnia VI, 2, pp. 61-63.
    24. Al Kindi si può considerare il fondatore della magia filosofica basata sull’immaginazione, ritenuta quest’ultima come facoltà primaria dell’operazione magica. L’efficacia della operazione magica dipende però da un principio di causalità che è l’armonia universale celeste. La costellazione la cui immagine l’uomo produce nella sua mente, ad esempio l’immagine di una statua che ne riproduce le forme, produce la stessa immagine in un altro soggetto. L’immagine mentale e quella reale (ymago mentalis et realis) conseguono tra loro perchè sono della medesima specie (quia sunt eiusdem speciei sese consequuntur). Esse, anche se sono nella stessa materia, sono indirizzabili verso una forma o verso un altra poiché tanto le immagini celesti che quelle terrestri proiettano raggi. Sentiamolo dalla sua voce “Omnis stella aliter et aliter operatur in locis et rebus diversis (…) tota stellarum operatio per radios procediit qui in se ipsis, in omni aspectu vario, variantur (…). Omnis autem stella suam habet proprietatem, naturam et conditionem in qua radiorum projectio cum aliis continetur” (De Radiis, pag. 220). E ancora: “Manifestum est quod res huius mundi, sive sit substantia sive sit accidens, radios facit suo modo ad instar siderum” (De radiis, pag.220). “Hoc igitur pro vero assumentes dicimus: omne quod habet actualem existentiam in mondo elementorum radios emittit in omnem partem, qui totum mundum replent suo modo” (De Radiis pag. 224). L’uomo, minor mundus, anch’egli opera e agisce attraverso i raggi della sua immaginazione, poiché è dotato di spirito immaginatorio (spiritus ymaginatorius). E come dice Al-Kindi lo “Spiritus ymaginatorius habet radios conformes radiis mundi”. L’uomo agisce cioè magicamente con l’immaginazione, così come il mondo superiore può muovere le cose sulla base della corrispondenza delle immagini e dei loro raggi. Pertanto, l’uomo con i raggi può contemporaneamente determinare effetti fisici sulle cose esteriori e insieme sulle cose di cui esse sono immagini”. Dalle parole di A-Kindi si evince la funzione dell’Argimusco in toto funzionale alla filosofia ermetico sabea che riproduceva le costellazioni sulla terra al fine della proiezione dei raggi delle stelle e dell’uomo. Vedi Al Kindi De Radiis, a cura di .T. D’Alverny, . Hudry, “Archives d’histoire doctrinale et litteraire du Moyen Age”, 1975, pp. 139-260
    25. Paul Devins “Il Mistero dell’Argimusco” 2010 ISBN 978-1-4466-4343-3
    26. O’Connor, John J, Robertson, Edmund F., “Abu Mahmud Hamid ibn al -Khidr al-Khujandi, MacTutor History of Mathematics University of St. Andrews
    27. Tekeli Sevim (1960),’Nasiruddin, Takiyuddin ve Tycho Brahe’nin Rasat Aletlerinin mukayesesi’. Ankara Universitesi, Dil ve Tarih-Cografya, p.4 citato da O’Connor, John J, Robertson, Edmund F. op.cit.
    28. Todaro G. “Montalbano Elicona e i megaliti dʼArgimosco” 1994 
    29. Devins P. “Il mistero dell’Argimusco”, ISBN 9781446784843, 2010
    30. Devins P. “La Scoperta dell’Argimusco”, ISBN  9781446604380, 2011
    31. “quando autem Medicus praticans non potest semper habere certa loca planetarum ut omnia particularia, tunc hoc consideret in Luna maiori efficacia”, da De Astrologia in Arnaldi Villanovani Opera Omnia, col 2053-2072, ici col. 2070. Nella stessa opera Arnau si dilungava sul tema della melotesia, di cui meglio parleremo in prosieguo, ragionando sul collegamento tra le costellazioni e le parti del corpo (l’Ariete che governa la testa, il Toro il collo, etc.). Weill-Parot in Les images astrologiques au moyen age et a la Reinassance, Paris, Champion 2002, pag. 474 e 476 dice che dai greci in poi la luna è l’astro preferito dagli astrologi: “tout aux yeux des anciens était comme suspendu aux phases de la Lune et suivait le rythme de sa marche”. Per riferimenti all’utilizzo alchemico della luna (lunastizi) vedi pag. 100/101 in Augusto Pancaldi, Alchimia pratica, Brancato, 1991
    32.  Vedasi ancora Joost-Gaugier C. “Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull’arte”, 2008 pag. 158 e ss. “La majoria estaven dedicats al més difòs, l’astrolabi, una mena de calculadora portàtil que servia per mesurar l’altura dels astres i resoldre aixì tot de problemes d’astronomia esfèrica. En català circularen diversos textos sobre l’astrolabi, alguns d’anònims o amb una atribuciò falsa a Ptolomeu (…)”, cfr. “L’astronomia i l’astrologia en català a finals de l’Etat Mitjana” Lluis Cifuentes i Comamala, in A. Amengual, G.X. Pons, J. March, Eds Conferéncies de les Jornades de Commemoraciò i estudi de l’eclipsi total de sol a la Mallorca de 1905, Mon soc, Hist. Nat. Balears. Sulle tecniche astrologiche vedi Paolo Alasci, Enciclopedia delle scienze occulte, Brancato 1991, pag. 27 e ss.
    33.  Arnau ha scritto alcuni testi alchemici sul tema della lunga vita (testi controversi) quali il De Vita Philosophorum, il De Conservanda juventute et retardanda senectute, il De vinis, etc.
    34.  Devins P. “La Scoperta dell’Argimusco”, ISBN  9781446604380, 2011
    35. Fosse vero dove sarebbero le altre tombe? Non vi sono altre tombe simili sull’Argimusco

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