(DA “ARGIMUSCO DECODED” DI PAUL DEVINS E ALESSANDRO MUSCO 2013)
Esaminiamo ancora le carte di Arnau de Vilanova, quale medico e astrologo.
L’Argimusco venne utilizzato da Arnau per la cura medica tramite salassi? Lo stesso Arnau, lo abbiamo visto poc’anzi, indicava come effettuare i salassi sulla base delle varie fasi del mese Lunare4. Le tacche servivano ad indicare i gradi necessari a calcolare le varie fasi Lunari. Il sestante, che esamineremo tra poco in dettaglio, sito sul megalite della vergine non è, secondo noi, la rappresentazione speculare della omonima costellazione5 dunque, ma un osservatorio Lunare a forma di sestante. 6
Tanto per due ragioni: esso non è visibile dal punto centrale del pianoro (da noi chiamato “punto X”) e poiché classificato come costellazione solo nel 1685, da Huvelius ovvero molti anni dopo l’età di Arnau.
La Sfera di Pitagora veniva poi utilizzata per determinare se le procedure di flebotomia (salasso) fossero opportune. L’uso dell’astrolabio era più specifico nel determinare con la misurazione dello spostamento degli astri il quadrante della lunazione (o case lunari) più utili per il salasso. L’astrolabio era uno strumento composito utile per varie operazioni. L’astrolabio planisferico, aveva davanti un circolo zodiacale e un disco disegnato per una specifica latitudine geografica, con una proiezione stereografica dell’equatore, dei tropici e dell’orizzonte. Con questo potevano essere misurate le ore del giorno e fatte previsioni astrologiche. Il dietro dell’astrolabio era diviso in quattro quadranti, sui quali poteva essere letta direttamente la declinazione del sole rispetto alla sua altezza (con l’uso dell’alidade), tutto questo senza consultare le tavole di declinazione10.
L’astrolabio serviva, in particolare, per calcolare il percorso del sole attraverso le 28 case lunari che erano tenute per determinare la natura della progressione delle stagioni e dell’anno agricolo11. Bisogna precisare che gli arabi avevano un calendario lunare per scopi religiosi e per gli scopi medici legati ai salassi riferiti alle “case” lunari: questo era standard per tutto il mondo islamico, Esisteva poi un calendario solare per scopi agricoli, che veniva adattato per ogni regione dell’Islam12.
Nel calendario seguivano indicazioni sulla natura elementale del mese (freddo, umido, caldo, secco) e sulle patologie umorali connesse (ad es., gennaio, freddo – linfa, mentre agosto caldo – bile gialla). Il sistema consentiva, oltre che per il detto utilizzo per i salassi, di potere ricavare indicazioni anche di tipo medico, di tipo dietetico, oltre che agricolo13.
Gli studiosi Pantano e Todaro, prima dei nostri scritti, individuarono correttamente l’esistenza di un sestante di pietra, la cui origine attribuirono ad epoche preistoriche. Di sestanti di pietra, come quelli dell’Argimusco, non esiste, però, alcuna prova nei periodi precedenti all’epoca storica.
I sestanti di pietra erano, invece, una sorta di specialità per gli astronomi medievali arabi. A loro viene attribuita l’invenzione e la sperimentazione di tali strumenti per la prima volta nella storia. Il primo sestante di pietra conosciuto venne costruito a Ray, in Iran, da Abu-Mahmud al-Khujandi nel 99425. Esso serviva per misurare l’obliquità dell’ellittica. Ad Al-Khujandī viene attribuita l’invenzione del sestante che egli chiamò “Sestante al-Fakhri (al-suds al Fakhrī), in omaggio al suo padrone: Buwayhid, Fakhr al Dawla (976-997).
Lo strumento aveva un arco di 60 gradi su un muro allineato lungo un arco meridiano sulla linea nord sud.
Bene, per come ammette lo stesso studioso Todaro, il sestante dell’Argimusco ha un angolo di curvatura di 60°. Inoltre il sestante dell’Argimusco è di pietra come quello di al-Khujandi ed è perfettamente allineato lungo la meridiana sulla linea nord sud 26.
Il più grande progresso determinato dal sestante di al-Khujandi era che rispetto ai precedenti sestanti esso portava la precisione della lettura in termini di secondi, mentre gli altri permettevano di leggere gradi e minuti.
Tale funzione era stata, in parte ma non in toto, intuita dal Todaro che in un suo scritto affermava: “Se si punta una stella posta sulla direzione dell’estremità est dell’arco e se ne segue il percorso nel cielo fino a raggiungere l’estremità opposta, il tempo impiegato è di quattro ore; ogni segmento corrisponde ad un intervallo di tempo di 20 minuti pari a un angolo di 5 primi”27
La precisione della lettura in secondi venne poi confermata da al-Biruni, al-Marrakushi e da al-Kashi. Al-Khujandi usò il suo strumento per misurare l’angolo del sole sull’orizzonte nei solstizi d’estate. Per come abbiamo scritto nel nostri quattro libri sul tema, l’utilizzo dell’Argimusco, anche per ragioni climatiche, era legato al solstizio estivo, esattamente come il sestante di al-Khujandi.
Le misurazioni del sestante dell’Argimusco permettevano, insomma, di computare l’obliquità dell’ellittica per le varie funzionalità necessarie ai vari utilizzi medici propri della medicina astrale.
Lo studio citato sopraccitato in nota conferma, dunque, le nostre tesi sull’utilizzo del sestante di pietra per la lettura delle costellazioni, in particolare, durante il solstizio d’estate.
Ancor di più lo studio conferma il perché sull’Argimusco furono realizzate solo quelle dieci costellazioni e non altre costellazioni, ad es. dello zodiaco.
Il motivo è legato all’utilizzo del sestante di pietra, insieme all’astrolabio e alla sfera di Pitagora (del cui utilizzo ci parla diffusamente lo stesso Arnau), per le misurazioni celesti.
Le costellazioni che si vedevano dal sestante arabo sull’orizzonte sud, sud est e sud ovest, del solstizio estivo dell’Argimusco nel 1310 e 1311 erano esattamente le dieci costellazioni riprodotte sul sito come statue megalitiche. Non è un caso, lo ripetiamo, che l’unica costellazione non riprodotta sul sito è quella dello Scorpione, oggi come allora coperta a sud dall’Etna.
La riproduzione speculare di quelle dieci costellazioni sulla terra (Cygnus, Sagitta, Aquila, Serpens, Serpentarius, Leo, Virgo, Corvus, Hydra e Crater) aveva due funzioni: 1) sulla base delle teorie di Al-Kindi e Thebit ibn Qurra permetteva di trasmettere, tramite la specularità delle statue megalitiche, gli attributi propri di quelle certe costellazioni a chi le guardava, per finalità mediche di melotesia 2) consentiva di meglio identificare le costellazioni presenti sul cielo estivo viste dal sestante di pietra facendo riferimento alle sottostanti statue. Le tacche incise su di esse, tutt’ora visibili sull’Aquila, accanto al Leone, sulla Sagitta, sulla Civetta e su altre pietre, consentivano di misurare i vari gradi delle fasi lunari per le applicazioni mediche e per l’applicazione dei salassi, in particolare.
PAUL DEVINS – ALESSANDRO MUSCO
Note
- Come già visto Arnau scrisse alcuni testi alchemici sul tema della lunga vita (testi controversi) quali il De Aqua Vitae, De Vita Philosophorum, il De Conservanda juventute et retardanda senectute, De vinis, etc.
- Arnau per alcuni è morto nel 1313, vedi Arnaldo da Villanova “Il Libro del Perfetto Magistero”, prima traduzione italiana, SeaR Edizioni, la biografia di Arnaldo pag. 82. Per l’esattezza Arnau è morto il 6 settembre 1311.
- Vedi P. Devins “La scoperta dell’Argimusco”, Lulu New York 2011 e “Il mistero dell’Argimusco”, Lulu, New York, 2010
- Nella tradizione medievale era decisamente sconsigliato, in ogni caso, far coincidere l’operazione del salasso con congiunzioni e opposizioni, cioè con la Luna piena o nuova.
- Diversamente da come da noi indicato in P. Devins “La scoperta dell’Argimusco”, Lulu New York 2011 e “Il mistero dell’Argimusco”, Lulu, New York, 2010
- Nel testo “Biblioteca clasica de la medicina espagnola 1936 tomo xii – Parabolas de meditacion di Arnaldo de Vilanova” al capitolo “Canones que demuestran el cuadrante de la lunacion mas utile que debe ser elegido para la flebotomia” (Canoni che dimostrano il quadrante della lunazione più utile das scegliere per la flebotomia), Arnaldo dice:
- segùn la influencia lunar, elìgese para la flebotomìa la fase de la lunaciòn, cuando la enfermedad da tregua para esperar (secondo l’influenza lunare, si sceglie il salasso secondo la fase della lunazione, quando la malattia da una tregua per sperare)
- la influencia de las estrellas que proviene de virdud especifca es màs fuerte que aquèlla que proviene de virtud comùn (l’influenza delle stelle che proviene da virtù specifca è più forte di quella che viene dalla virtù comune).
- La virtud de la luz solar que se comunica a las demàs recibe informaciòn de la propia naturaleza de ella, proque lo que en otro se recibe sigue el modo del recipiente (la forza della luce solare che viene comunicata all’altro riceve informazioni della propria natura, perchè ciò che è ricevuto segue il modo del recipiente).
- Como la propia virtud, la luna mueve y extiende las substancia acuosas y las dispone en eumento, quanto mà fuertemente irradie, tanto màs aumentarà el reumatismo (Come la propria virtù, la luna si muove e estende la sostanza acquosa e la dispone in aumento, nella misura in cui più fortemente irradia, tanto più aumenteranno i reumatismi)
- siendo, efectivamente, la luna de complexiòn frìa y humeda, en ningùn estado podrà, por su efecto proprio, llamarse seca o càlida (essendo infatti la luna di complessione fredda e umida, in nessuno stato potrà, per il suo effetto, chiamarsi secca o calda)
- y por la misma razòn por la que se distinguen las principales edades en los viventes nòtanse por semjanza en la luna (e per la stessa ragione per la quale si distinguono le principali età nei viventi si notano per somiglianza nella luna)
- asì como la primera edad es aquella en que se principia el incremento hasta una notable medida de la estatura del viviente, asì la luna, en la primera edad, comienza a aumentarse hasta la media. Y asì como la edad seguenda de ellos notable se termina asì tambièn en la luna. Del mismo modo tambièn la tercera edad del lo vivientes es aquella en que el viviente comienza ocultamente a decrecer, a saber, en la virtud, lo cual se manifiesta en el proceso. Por fin, la cuarta edad es aquella en que el decrescimiento del sentido alcanza en la misma substancia un tèrmino manifiesto, parecidamente tambièn en la luna (così come la prima età è quella in cui comincia a un notevole aumento della statura dei vivi così la luna nella prima età, inizia ad aumentare fino alla media. E così come la seconda età di questi finisce, così altrettanto nella luna. Allo stesso modo anche nella terza età dei vivi è quella in cui la vita comincia segretamente a diminuire, in particolare, nella virtù, che si manifesta nel processo. Infine, la quarta età è quella in cui la diminuzione raggiunge la stessa sostanza in un termine manifesto termine analogo nella Luna).
- Vedi i riferimenti sull’utilizzo della Sfera di Pitagora da parte di Arnau in Joost-Gaugier C. “Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull’arte”, 2008 pag. 158 e ss
- Puigvert i Planagumà G. 1990- 1991 “De diebus aegyptiacis”, Annals de l’Institut d’Estudis Gironins, 31, 41-52,
- Wickersheimer E. “Figures mèdico-astrologiques des Ixe, Xe, et Xie siècles”in Janus: Archives Internationales sur l’Histoire de la Mèdecine et la Gèographie Mèdical, XIX, 1914, p. 168.
- Il contributo dato dagli astronomi spagnoli è stato la “làmina universal”: questa innovazione era dovuta alla necessità di cambiare il safiha per ogni latitudine, al fine di adattare tavole e strumenti alla latitudine spagnola rispetto a quella della penisola araba.
- Sulle tecniche di uso dell’astrolabio vedi Paolo Trento “L’Astrolabio funzioni, storia costruzione”, Stampa alternativa, 1989
- L’astrolabio andaluso usava il calendario Giuliano che consentiva di calcolare i calendari lunari e solari. Vedi Thomas F. Glick in “The library of Iberian Resources Online Islamic and Christian Spain in the early middle ages” – Science, pag. 11
- Vedi Thomas F. Glick in “The library of Iberian Resources Online Islamic and Christian Spain in the early middle ages – Science, pag. 12
- Vedi Arnau de Vilanova in Regimen Sanitatis, a cura di Mathias Huss, Lione 1486 e Opera dica omnium, 16 vol. a cura di Mc Vaugh, Granada, 1938.
- “Luna sit in Geminis, quia tunc verenda est flobotomia” dice nel libro Regimen Podagre. Sulla flebotomia con la gotta vedi diffusamente su “Decus Arnaldi Estudis entorn dels escrits de medicina practica, l’ocultisme e i la pervivencia del corpus atribuit a Arnau de Vilanova” di Sebatia Giralt Soler, Universitat Autonoma de Barcelona, 2002, pag. 121
- L’elenco dei giorni sfortunati è contenuto in Opera medica omnium, II, pag. 856
- Il testo di un manoscritto del IX o X sec recita: ”I giorni egizi, che debbono essere osservati ogni anno sono iniziati. Non si deve viaggiare, camminare o piantare nella vigna. Questi giorni non seguono la ragione. Nessuno deve intraprendere un lavoro che richieda di essere completato. A nessun uomo, né ad alcuna bestia si deve permettere, in qualsiasi modo o per qualsiasi necessità di versare sangue. E non si devono fare molte altre cose. Il periodo interessato comprende i seguenti giorni: (date). Se un maschio o una femmina nascono in questi giorni essi moriranno con duro travaglio; e se si beve molta acqua in questi giorni si morirà entro quindici giorni” “Se volete sapere qualcosa su una qualsiasi questione inconcludente con il calcolo di Pitagora apprenderete su tale questione, o su un altro evento, se esso sarà sfortunato o sarà un successo”.
- Si veda il passaggio del Regimen Sanitatis arnaldiano “De phlebotomandi tempore Tres insunt istis, Maius, September, Aprilis, et sunt Lunares, sunt velut Hydra dies prima dies primi postremoque posteriorum, nec sanguis minui, nec carnis anseris uti”.
- Anche in Aphorismi stravaganti Arnauconsiglia di applicare un timbro astrologico indeterminato sui piedi per curare la gotta. In questo caso prendendo la melotesia zodiacale e la serie di sigilli che si possono trovare in altri autori, l’immagine che si deve fabbricare è, però, quella dei Pesci, perché questo è il segno che regge i piedi, vedi AVOMO, VI.2, p. 236
- Arnaldo da Villanova, De parte operativa in Opera Omnia, Lione 1532 fol. 127ra
- Sebastià Giralt De improbatione maleficiorum: Arnaldi Opera medica omnia VII, Epistula de reprobacione nigromantice ficciones (de improbatione maleficiorum), Barcellona 2004.
- Dall’Aforisma II, 32 a II, 41 Arnausviluppa questa idea della differenza della virtus communis, rispetto alla virtus propria, cfr. Arnaldi de Villanova, Opera medica omnia VI, 2, pp. 61-63.
- Al Kindi si può considerare il fondatore della magia filosofica basata sull’immaginazione, ritenuta quest’ultima come facoltà primaria dell’operazione magica. L’efficacia della operazione magica dipende però da un principio di causalità che è l’armonia universale celeste. La costellazione la cui immagine l’uomo produce nella sua mente, ad esempio l’immagine di una statua che ne riproduce le forme, produce la stessa immagine in un altro soggetto. L’immagine mentale e quella reale (ymago mentalis et realis) conseguono tra loro perchè sono della medesima specie (quia sunt eiusdem speciei sese consequuntur). Esse, anche se sono nella stessa materia, sono indirizzabili verso una forma o verso un altra poiché tanto le immagini celesti che quelle terrestri proiettano raggi. Sentiamolo dalla sua voce “Omnis stella aliter et aliter operatur in locis et rebus diversis (…) tota stellarum operatio per radios procediit qui in se ipsis, in omni aspectu vario, variantur (…). Omnis autem stella suam habet proprietatem, naturam et conditionem in qua radiorum projectio cum aliis continetur” (De Radiis, pag. 220). E ancora: “Manifestum est quod res huius mundi, sive sit substantia sive sit accidens, radios facit suo modo ad instar siderum” (De radiis, pag.220). “Hoc igitur pro vero assumentes dicimus: omne quod habet actualem existentiam in mondo elementorum radios emittit in omnem partem, qui totum mundum replent suo modo” (De Radiis pag. 224). L’uomo, minor mundus, anch’egli opera e agisce attraverso i raggi della sua immaginazione, poiché è dotato di spirito immaginatorio (spiritus ymaginatorius). E come dice Al-Kindi lo “Spiritus ymaginatorius habet radios conformes radiis mundi”. L’uomo agisce cioè magicamente con l’immaginazione, così come il mondo superiore può muovere le cose sulla base della corrispondenza delle immagini e dei loro raggi. Pertanto, l’uomo con i raggi può contemporaneamente determinare effetti fisici sulle cose esteriori e insieme sulle cose di cui esse sono immagini”. Dalle parole di A-Kindi si evince la funzione dell’Argimusco in toto funzionale alla filosofia ermetico sabea che riproduceva le costellazioni sulla terra al fine della proiezione dei raggi delle stelle e dell’uomo. Vedi Al Kindi De Radiis, a cura di .T. D’Alverny, . Hudry, “Archives d’histoire doctrinale et litteraire du Moyen Age”, 1975, pp. 139-260
- Paul Devins “Il Mistero dell’Argimusco” 2010 ISBN 978-1-4466-4343-3
- O’Connor, John J, Robertson, Edmund F., “Abu Mahmud Hamid ibn al -Khidr al-Khujandi, MacTutor History of Mathematics University of St. Andrews
- Tekeli Sevim (1960),’Nasiruddin, Takiyuddin ve Tycho Brahe’nin Rasat Aletlerinin mukayesesi’. Ankara Universitesi, Dil ve Tarih-Cografya, p.4 citato da O’Connor, John J, Robertson, Edmund F. op.cit.
- Todaro G. “Montalbano Elicona e i megaliti dʼArgimosco” 1994
- Devins P. “Il mistero dell’Argimusco”, ISBN 9781446784843, 2010
- Devins P. “La Scoperta dell’Argimusco”, ISBN 9781446604380, 2011
- “quando autem Medicus praticans non potest semper habere certa loca planetarum ut omnia particularia, tunc hoc consideret in Luna maiori efficacia”, da De Astrologia in Arnaldi Villanovani Opera Omnia, col 2053-2072, ici col. 2070. Nella stessa opera Arnau si dilungava sul tema della melotesia, di cui meglio parleremo in prosieguo, ragionando sul collegamento tra le costellazioni e le parti del corpo (l’Ariete che governa la testa, il Toro il collo, etc.). Weill-Parot in Les images astrologiques au moyen age et a la Reinassance, Paris, Champion 2002, pag. 474 e 476 dice che dai greci in poi la luna è l’astro preferito dagli astrologi: “tout aux yeux des anciens était comme suspendu aux phases de la Lune et suivait le rythme de sa marche”. Per riferimenti all’utilizzo alchemico della luna (lunastizi) vedi pag. 100/101 in Augusto Pancaldi, Alchimia pratica, Brancato, 1991
- Vedasi ancora Joost-Gaugier C. “Pitagora e il suo influsso sul pensiero e sull’arte”, 2008 pag. 158 e ss. “La majoria estaven dedicats al més difòs, l’astrolabi, una mena de calculadora portàtil que servia per mesurar l’altura dels astres i resoldre aixì tot de problemes d’astronomia esfèrica. En català circularen diversos textos sobre l’astrolabi, alguns d’anònims o amb una atribuciò falsa a Ptolomeu (…)”, cfr. “L’astronomia i l’astrologia en català a finals de l’Etat Mitjana” Lluis Cifuentes i Comamala, in A. Amengual, G.X. Pons, J. March, Eds Conferéncies de les Jornades de Commemoraciò i estudi de l’eclipsi total de sol a la Mallorca de 1905, Mon soc, Hist. Nat. Balears. Sulle tecniche astrologiche vedi Paolo Alasci, Enciclopedia delle scienze occulte, Brancato 1991, pag. 27 e ss.
- Arnau ha scritto alcuni testi alchemici sul tema della lunga vita (testi controversi) quali il De Vita Philosophorum, il De Conservanda juventute et retardanda senectute, il De vinis, etc.
- Devins P. “La Scoperta dell’Argimusco”, ISBN 9781446604380, 2011
- Fosse vero dove sarebbero le altre tombe? Non vi sono altre tombe simili sull’Argimusco
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