Sarà la naturale tendenza dell’uomo verso la ricchezza materiale o una (improbabile) curiosità culturale, fatto sta che dalla pubblicazione dell’ultimo blog sono schizzate in alto le visualizzazioni di pagine (questo noioso blog potrebbe competere per statistiche con un medio blog sportivo) e sopratutto le prese di contatto, attraverso i social-media, con numerose richieste di delucidazioni.
Vorremmo tranquillizzare i tanti ansiosi di trovare chissà quali tesori. I catari notoriamente facevano scelta di assoluta povertà. Così i loro epigoni Beghini o Bizzocchi (espressione ancora usata in Sicilia).
Il mitico Santo Graal, ammesso che possa trattarsi proprio di quello, potrebbe essere al massimo una reliquia o altro oggetto devozionale.
Tanto premesso, di seguito, facciamo una piccola rivisitazione utile a chiarire i temi esposti in maniera più estesa nel testo Argimusco Decoded, nel frattempo, ormai arrivato alla terza edizione.
Un tesoro a Montalbano? Cosa c’entra l’Elicona??
Abbiamo detto all’inizio del fatto che il sito di Montalbano nell’antichità classica prese il nome di Elicona grazie all’omonimo fiume. Abbiamo segnalato, forse per primi 1, che nell’Inno Omerico a Poseidone, questo dio veniva indicato come “Signore dell’Elicona”: non doveva essere un caso allora che i Monti di Nettuno (o Poseidone, oggi Monti Peloritani) ospitassero l’Elicona. Pari discorso non vale per la Beozia in cui insiste l’Elicona greca. Lì non vi è alcun collegamento nei toponimi tra l’Elicona e Poseidone.
Abbiamo sopra ricordato del collegamento esistente tra tradizione alchemica e rosacroce europea e l’Elicona.
L’alchimista tedesco Maier nella Themis Aurea, stampata nel 1618, specificava i luoghi ove sarebbe stata presente la Confraternita dei Rosacroce2 e, più esattamente, diceva che il luogo ove essi si incontravano era l’Elicona.
Nella iscrizione n.XII dell’ Atalanta Fugiens, sempre di Michael Maier, riportata in appendice tra le foto, si vede la figura di Saturno che vomita la pietra, che egli aveva mangiato al posto di Giove. Tale pietra avrebbe costituito il monte Elicona. Lungo gli scalini che portano al monte Elicona si trova un ruscello che scorre nella montagna. Dietro la stessa montagna si vede una graziosa città. Sotto l’iscrizione si leggeva in latino e tedesco: “La pietra che Saturno mangiò al posto di suo figlio Giove, è stata vomitata e ora è posta sul monte Elicona a monito dell’umanità”3.
Non può mancare a chiunque di rilevare la singolare coincidenza: una pietra vomitata da Saturno è posta sul monte Elicona così come una pietra, la pietra magica custodita dai Templari4 ovvero lo smeraldo di Lucifero (secondo la tradizione di Wolfram von Eschenbach), sarebbe stata gettata all’interno del Monte Tabor da Esclarmonde.
Le coincidenze tra storie catare, templari e rosacroce sono in effetti tante:
1. vi è una pietra sacra gettata nel monte (Elicona o Tabor) per entrambe le tradizioni catare e rosacroce;
2. il Graal, custodito dai Templari secondo von Eschenbach, sarebbe stato portato via e nascosto dai Catari sul Monte Tabor, secondo la tradizione orale occitanica;
3. in storiografia abbondano le prove della protezione concessa dai Templari ai Catari vittime delle persecuzioni;
4. Arnau de Vilanova, anche lui Rosacroce secondo Gottfried Arnold, promosse la protezione di Catari e Templari (con numerosi scritti a loro favore) presso il Re Federico III d’Aragona risiedente in estate a Montalbano;
5. Re Federico III fece costruire per gruppi di preghiera catari e beghini due chiesette a Montalbano che hanno evidenti simboli templari nel prospetto (tre rose a otto petali templari e 9 scalini);
6. Re Federico III fece anche erigere, sotto progetto dello stesso Arnau de Vilanova, un sito di statue astrologiche ove erano presenti, guarda caso, anche simboli catari (pellicano) e templari (delta);
7. sul monte dell’Elicona (ove sarebbe la pietra vomitata da Saturno) si incontravano, secondo la tradizione alchemica europea, i Cavalieri Rosacroce denominati anche Cavalieri dell’Aquila e del Pellicano5, aquila e pellicano riprodotti in statue entrambe presenti su Argimusco, statue richiamate anche dal Santinelli nel sonetto alchemico del 1659, sopra esaminato, e custodite da Arnau de Vilanova;
8. Monte Tabor ove, come il Cristo, i Catari praticavano l’arte della trasfigurazione (in Linguadoca,Monte Picco San Bartolomeo): i Catari erano presenti in Sicilia, in particolare a Montalbano, il cui nome in lingua occitano gallo-italica “Muntarbanu” assomiglia alla pronuncia occitana del monte Tabor ovvero “Munt Tabur”;
9. Argimusco, abbiamo indicato non significa “altopiano dalle grandi propaggini”, bensì “felce (o muschio) luminosa”, a ragione delle pratiche alchemiche ivi praticate, appunto, per la trasformazione umana (come i numerosi simboli alchemici presenti attestano)….
E le coincidenze, peraltro già cennate sopra, potrebbero ancora continuare a lungo…
Ma noi abbiamo finito il nostro compito. Con Sandro Musco abbiamo rivelato tutto ciò che da secoli attendeva di essere rivelato, sullo specchio alchemico delle stelle, sulle culture e sulle storie umane che ne hanno consentito la realizzazione. Ora ci congediamo. A chi verrà dopo di noi, il resto… Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem…
PAUL DEVINS
Note
- Già nella prima edizione di questo testo nel 2012
- “Noi non possiamo definire i luoghi in cui essi (i Rosacroce) si incontrano, né il tempo. Qualche volta ho osservato le Case Olimpiche non lontane da un fiume, e conosciuto una città che noi pensiamo si chiami S.Spirito. Intendo dire l’Elicona o Parnaso in cui Pegaso fece sgorgare la fonte di acqua zampillante a cui dove Diana si lavava, a cui Venere faceva da ancella e Saturno, da usciere gentiluomo. Ciò istruirà a sufficienza un lettore intelligente, ma confonderà di più l’ignorante”, nostra traduzione tratta da Frances Yates The Rosicrucian Enlightement, London & New York, Routledge, 2002 pag. 120
- Michael Maier Atalanta Fugiens, hoc est Emblemata Nova de Secretis Naturae Chimica, Thedodore de Bry, Oppenheim, 1618 citato in “Le origini esoteriche della massoneria” di Tobias Churton, 2006, pag.223
- Parzival, Wolfram von Eschenbach, IX, 469
- Nel 1700 nella Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato il 18° grado corrispose a quello di Cavaliere di RosaCroce o Cavaliere dell’Aquila e del Pellicano (vedi la voce Rosa croce su wikipedia).Su Arnau Rosacroce si veda Paul Sedir “Il Mistero dei Rosacroce”, 2010, pag. 29, che cita il testo di Gottfried Arnold “Unpartheysche Kirchen und Ketzerhistorien vom Anfang des neuen Testament bis auf das Jahr Christi”, 1688
Leave A Comment