Il luogo descritto da un sonetto del 1659 è l’Argimusco?

2018-03-02T18:17:52+00:00 03/02/2014|Uncategorized|0 Comments

(TRATTO DA ARGIMUSCO DECODED DI PAUL DEVINS E ALESSANDRO MUSCO, 2013)

FRANCESCO MARIA SANTINELLI “IL CARLO QUINTO” da Sonetti Alchemici Ed. Mediterranee

QUINTO CANTO

…s’incammina ver dove illustre hostello,
signoreggia da un colle alta foresta
ma ne l’entrar del bosco un bianco augello
di sasso adamantino, il piè g’arresta
sta sul pario pilastro in guisa tale
che volar più non puote, e aperte ha l’ale.
 
Tiene al lacero sen rostro impietrito
e a divorarsi il cor mostrasi intento
un artiglio ch’è d’oro al marmo unito,
sù verde lastra l’altro e è d’argento
mirasi in quel smeraldo alfin scolpito
una fenice al sol sul rogo spento
ch’ha scritto al suo piè: in ogni luogo
al sol rinasco e mi preparo il rogo.
 
Argio si ferma diligente osserva
le mistiche figure à ciglie immote.
Scorge che sensi arcani in lor conserva
scienza occulta a l’intagliate note.
La fenice, augel, come Minerva
da un’Hermetica mente usciro ignote.
S’avvede ben, che lo scalpel v’impresse
quando turba d’Heroi su i fogli espresse.
 
Hor mentre a contemplare fissa dimora,
ode voce improvvisa, et ei rivolto,
mira d’età robusta huomo, che all’hora
gli dice: “o tu che sì sereno il volto
scuopre fortuna, e le tue ricche sorti indora
già che il vogliono i Fati, entra nel folto
bosco misterioso, entra, e ti porta
a l’arbore solar, ch’io ti son scorta…

La prima statua che Argio incontra è quella del Pellicano,(“a divorarsi il cor mostrasi intento”), mentre la seconda è una statua della Fenice (l’Aquila). Sia il simbolo cristiano del pellicano che quello della fenice (o aquila), rivolta al sole dell’alba della rinascita, sono presenti sull’Argimusco. Queste statue nel sonetto erano poste su un rilievo immerso nelle foreste, (“…signoreggia da un colle alta foresta…”), forse, ricordo dei boschi prima diffusi sui luoghi, e vicino ad un “illustre hostello”: certamente il castello di Montalbano poteva essere definito un illustre castello avendo ospitato uno dei più grandi re del medioevo, Federico III d’Aragona. 
Il personaggio che interviene nel finale è Arnau de Vilanova per come poi si scoprirà nel canto XIII. Egli viene definito nel sonetto “mente Hermetica”: ricordiamo che lui stesso si auto-definiva “Filius Hermetis”. Arnau è il creatore delle statue e il custode dei luoghi. Il riferimento alla turba d’Heroi è alla “turba philosophorum”, ovvero all’eroico sforzo per la ricerca della pietra filosofale da parte del filosofo alchimista. Turba di cui parla anche Arnau nel Rosarium Philosophorum e nel Libro del Perfetto Magistero1 Dal sonetto deduciamo che per vie di tradizione orale all’interno di sodalizi alchemici, forse, il ricordo di un rapporto tra Arnau, quei luoghi e le due statue è giunto al Cenacolo di Cristina di Svezia di cui faceva parte il Santinelli. Certo era andato perso il ricordo delle tecniche di medicina astrologica che avevano condotto alla realizzazione delle enormi statue megalitiche da parte di Arnau. Quelle tecniche erano state dimenticate già a partire dall’epoca rinascimentale, cioè da 200 anni almeno.

Per non dire dell’oblio sceso sulla terra di Sicilia…! L’Argimusco è da tempo scomparso dalla coscienza collettiva e quei pochi oggi attratti dal fascino dei luoghi, non riuscendo a spiegare il senso del sito, hanno ipotizzato lontane origini preistoriche (10.000 anni prima di Cristo (Sic!) per fini legati alla riproduzione e alla sessualità o utilizzi magici… niente di più lontano dalla mentalità rigidamente evangelica (beghina) di Arnau! Arnau prescriveva, invece, atteggiamenti di intransigente moralità ad Eleonora d’Angiò nella sua Informació espiritual per al rei Frederic nonché condannava senza appello maghi, esoteristi e altri simili ciarlatani nella sua opera Epistola De Reprobacione Nigromantice Ficcionis2.

PAUL DEVINS & ALESSANDRO MUSCO
 
 
 

Note

  1. Arnaldo da Villanova “Il Libro del Perfetto Magistero”, prima traduzione italiana, SeaR Edizioni, la biografia di Arnaldo pag. 69
  2. “Nos in lingua arabum legisse recolimus totam nigromantie fatuitatis doctrinam” Juan A. Paniagua, El Maestro Arnau de Vilanova mèdico, Valencia, Catedra de Historia de la Medicina, 1969, p. 70 e nell’ Epistola De Reprobacione Nigromantice Ficcionis in appendice.

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